Panoramica
Stampe fotografiche su tela, 300 x 145 cm, 2019
Ondate/Waves
“Panoramica” è un lavoro fotografico che nasce dall’opera presentata per “Ondate/Waves” ad Officina 15 a Castiglione dei Pepoli avente per tema quello della migrazione. La mostra prevedeva una call internazionale tramite l’utilizzo della cartolina.
La Camaggi ha poi proseguito con “Panoramica” la sua ricerca sulla natura, l’origine della visione e il rapporto individuo-ambiente. Le tre stampe fotografiche sono incentrate proprio sulla relazione che si innesca tra uomo e paesaggio, in cui le figure tramite un ribaltamento speculare delle immagini secondo una simmetria assiale, si trovano sole sia davanti alla vastità naturale che a se stesse.
Doppio sguardo
Il gioco di immagini e il titolo “Panoramica“ rimandano all’etimologia greca della parola e cioè alla capacità di riuscire a vedere tutto; in questo caso sono le figure ad essere allo stesso tempo osservate ed osservatori poiché riescono a vedere se stesse come parte del paesaggio, come in un insieme totalitario; le figure umane acquistano anche la valenza di doppelgänger perturbanti degni protagonisti di un rompicapo esistenziale.
I paesaggi di forte connotazione pittorica, sono sempre deserti, al limite di un’esistenza eremitica – è così che le persone acquistano un valore simbolico forte e importante, in quanto metafore di una piccola grande verità: e cioè l’impotenza della conoscenza umana di fronte al manifestarsi dell’universo naturale. Un’immensità immaginifica e irraggiungibile.
Il paradosso ottico voluto dalla Camaggi, inoltre ricorda la forma circolare del Panopticom, costruzione a corpo unico di forma circolare privo di uscite e illuminato da un’unica cupola – il carcere ideale progettato nel 1971 dal filosofo e giurista Jeremy Bentham – ripreso poi concettualmente da Michel Foucault per parlare dell’origine del controllo e del potere nella società.
Chi osserva e chi viene realmente osservato?
Come di consueto nella poetica della Camaggi, ritorna l’idea di un rapporto intenso con la natura, solitario, originario, quasi osmotico, dove la presenza umana si ritrova in totale solitudine e assorbita in un dialogo con l’ambiente naturale. Il corpo si fa rilevatore sensibile di un’esplorazione continua nei luoghi ad esso legato. La necessità di ritornare all’origine è densa e viene tradotta sovente nel linguaggio fotografico.
Inoltre soprattutto in lavori fotografici come “Supensa Levisque” del 2017 esposti ai Fienili del Campiaro (di Morandi) in occasione della mostra “Livida, lieve” è percepibile il richiamo ad un pittoricismo descrittivo dell’evento – totalmente di influsso romantico – dove estasi e tormento si contrastano e si completano.